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Corriere della Sera | – Timbro «benefit» sul casinò, il rischio delle certificazioni se non si guarda la sostanza

BUONE NOTIZIE

Timbro «benefit» sul casinò, il rischio delle certificazioni se non si guarda la sostanza

by Mario Calderini
Corriere della Sera, 5th September 2023

 

È spesso un destino già scritto, per le certificazioni, quello di rimanere schiacciate sotto il peso del proprio successo. Esattamente il rischio che corrono oggi la cosiddetta certificazione B-Corp e le Società Benefit. La certificazione B-Corp e la legislazione sulle Società Benefit hanno dei meriti storici indiscutibili, per aver sospinto con un valore segnaletico piuttosto forte la crescente integrazione dei principi di sostenibilità nelle strategie delle imprese.

La diffusione dei principi di sostenibilità è però una partita fatta di due tempi: il primo tempo è appena finito ed è stato quello dell’evangelizzazione e della consapevolezza. Il secondo tempo è quello in cui conterà la sostenibilità agita, in cui i comportamenti sostanziali faranno la differenza tra sostenibilità di maniera e conservativa e sostenibilità radicale e trasformativa. Una sfida per il sistema benefit: se la certificazione B-Corp e la qualifica Benefit sono stati compagni di viaggio preziosi nel primo tempo, non è scontato che continuino ad esserlo nel secondo.

La recente vicenda della qualifica di Società Benefit accordata al Casinò di Campione ci ha ricordato un limite intrinseco della qualificazione Benefit e della certificazione: quello di guardarsi un po’ all’ombelico e dare rilevante peso all’organizzazione e ai processi interni e meno alla natura sostanziale del business sottostante. Scelta anche comprensibile, basata sull’idea legittima che rendere più attente alla sostenibilità le imprese attive in settori discussi sia ancor più importante che farlo con quelle operanti in settori nativamente sostenibili. Nell’era del deep purpose e della sostenibilità agita, questo espone però a gravi rischi. Il punto è che diventerà imprescindibile ricercare un impatto sociale e ambientale misurabile attraverso i prodotti o i servizi con cui si agisce sul mercato e non solo attraverso il modo con cui questi prodotti e servizi vengono realizzati.

Un’ulteriore patologia delle certificazioni di successo è che l’attività legislativa e la regolamentazione, stimolate dal successo dello standard, finiscono per maturare inglobando e superando gli stessi requisiti di certificazione. È quel che sta succedendo con la accelerazione della regolamentazione europea.

Il punto critico è lo scostamento che oggi esiste tra il sistema di certificazione B-Corp e le sempre più complesse e articolate modalità di misurazione e rendicontazione Esg previste dalla normativa Ue, che rischiano di rendere la certificazione meno qualificante per un’impresa di ciò che semplicemente consegue dall’essere allineata alla normativa.

Il secondo aspetto delicato riguarda la crescente attenzione delle politiche pro-concorrenziali verso le certificazioni di sostenibilità, anche in considerazione dell’impatto che hanno sui consumatori e sugli equilibri del mercato. In questo senso deve essere letta l’evoluzione normativa che per contrastare

fenomeni di greenwashing sta intervenendo in materia di tutela dei consumatori e di pratiche commerciali sleali, aggiornando la normativa vigente con riferimenti espliciti a dichiarazioni ambientali ingannevoli e ai marchi di sostenibilità, onde evitare la comunicazione di informazioni inattendibili e non trasparenti. Il sistema B Corp dovrà necessariamente tenere conto dell’evoluzione normativa per operare all’interno dell’Ue.

L’ultima delle patologie da successo delle certificazioni, da cui il sistema B-Corp dovrà cercare di difendersi, è quella della mercificazione dello standard, cioè il fatto che più lo stesso aumenta di popolarità, più grande diventa la tentazione di costruirci attorno un business. Operazione certo legittima in teoria, se si realizza in un quadro di governance trasparente, che preveda una perfetta separazione tra attività di supporto e consulenza e attività di rilascio della certificazione.

Questa è forse la questione più importante che va affrontata dal sistema B-Corp se si vuole difenderne la forza persuasiva.

La qualifica di società Benefit potrà ritenersi immune da molti dei rischi elencati per la certificazione solo se metterà in atto pratiche cogenti di prevalenza della sostanza sulla forma. Il modello definito dal legislatore italiano prevede obblighi di misurazione dell’impatto e di rendicontazione, oltre all’applicazione dei principi di tutela dei consumatori e vigilanza dell’Agcm. La sfida, purtroppo ancora ampiamente aperta, è che tali obblighi siano adempiuti sostanzialmente, senza relegare la rendicontazione di impatto a puro atto formale.

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